Trattato di Tartu

Il 2 febbraio 1920, la città di Tartu fu testimone di un evento storico di portata cruciale: la firma del Trattato di pace tra l’Estonia e la Russia sovietica. Questo accordo pose ufficialmente fine alla sanguinosa guerra d’indipendenza estone, segnando un punto di svolta fondamentale per la giovane nazione.

Con la firma del Trattato, la Russia sovietica diede il suo definitivo riconoscimento all’Indipendenza della Repubblica di Estonia. Inoltre, il documento stabiliva il confine orientale del neonato stato estone, delineando così i suoi confini territoriali.

L’Accordo

Redatto in lingua estone e russa, il Trattato di Tartu (in estone: Tartu rahu, letteralmente “pace di Tartu”), venne registrato presso la Società delle Nazioni e pubblicato nel 1922, accompagnato da traduzioni ufficiali in francese e inglese all’interno di una raccolta di documenti internazionali.

Dopo la sua ratifica da parte del Comitato esecutivo generale russo il 4 febbraio 1920 e dall’Assemblea costituente estone il 13 febbraio 1920, lo scambio delle lettere di ratifica avvenuto a Mosca il 30 marzo 1920 ne sancì l’entrata in vigore.

Composto da 20 articoli, il trattato non solo pose fine alle ostilità e decretò il riconoscimento internazionale dell’Estonia, ma si occupò anche di questioni cruciali relative al confine, alla sicurezza, all’economia, agli aspetti sociali e al traffico tra i due stati.

La delegazione estone ai colloqui di Tartu

La delegazione estone ai colloqui di Tartu, che portarono alla firma del Trattato di pace del 1920, era composta da un gruppo di illustri personalità provenienti da diversi ambiti. Tra i suoi membri figuravano Jan Poska, figura politica di spicco, e il generale John Soots, esperto militare di grande esperienza.

A supporto del team, un gruppo di esperti offriva la propria competenza in settori chiave: Victor Mutt dallo Stato Maggiore garantiva la conoscenza delle questioni militari, l’economista Alexander Oinas si occupava degli aspetti economici, l’ingegnere Karl Ast forniva la sua expertise tecnica e l’esperto di commercio Joakim Puhk contribuiva con la sua conoscenza dei mercati.

La guida della delegazione era affidata al procuratore generale Rein Eliaser, mentre il tenente generale e ministro degli esteri William Tomingas garantiva la rappresentanza diplomatica presso l’ambasciata russa. Dall’altra parte del tavolo negoziale, la delegazione russa era composta da figure di spicco del panorama politico e militare dell’epoca sovietica. Tra i suoi membri ricordiamo Adolf Joffe, membro del Comitato Centrale, Leonid Krassin, Commissario del Popolo per i Servizi Postali e Telegrafici, Maksim Litvinov, membro del Commissariato del Popolo per gli Affari Esteri, Karl Radek e Isididor Gukovsky. Le questioni militari erano affidate all’esperienza dei generali Fjodor Kostjayev e Mihailov, mentre Costante Konstantin Benckendorff, capo del Gabinetto V, garantiva il ruolo di segretario della delegazione.

Oltre ai membri ufficiali russi, i colloqui di Tartu videro la presenza di osservatori provenienti da Finlandia, Ucraina, Bielorussia e Polonia, a testimonianza dell’ampio respiro internazionale della questione affrontata. L’imponente Garden Street House di Tartu fece da cornice a questo storico incontro diplomatico, dove le sorti dell’Estonia e le relazioni con la Russia sovietica venivano messe a punto.

I primi passi verso la pace: la tregua del 1919

Già nel 25 luglio 1919, la Russia sovietica aveva avanzato la proposta di una tregua all’Estonia. Tuttavia, la situazione sul campo di battaglia era ancora instabile. Il 16 novembre, durante un’offensiva, il rappresentante sovietico Maksim Litvinov spinse il fronte fino a Irboska, in territorio estone.

Solo tre giorni dopo, il 19 novembre, a Tartu venne firmato un accordo per lo scambio di ostaggi e l’istituzione di un periodo di tregua a partire dal 24 novembre 1919. Tuttavia, le speranze di un processo di pace definitivo furono presto deluse. La fallita offensiva dell’esercito nord-occidentale verso Pietrogrado spinse la Russia sovietica a interrompere il percorso di pacificazione, lasciando la questione irrisolta e aprendo la strada a nuovi scontri.

Il 4 dicembre 1919, le delegazioni di pace tra Estonia e Russia sovietica giunsero a Tartu, con l’obiettivo di trovare una soluzione definitiva al conflitto che le opponeva. Alla guida della delegazione estone figurava Jan Poska, figura politica di spicco, mentre la Russia sovietica era rappresentata dal presidente della sua ambasciata a Los Angeles. I colloqui ebbero luogo presso il 2nd Division Staff Stage, situato al numero 39 di Garden Street.

L’andamento dei negoziati fu tutt’altro che semplice: le posizioni delle due parti erano spesso diametralmente opposte e il clima di tensione era palpabile. In alcuni momenti, sembrava addirittura che le trattative potessero fallire definitivamente.

Ad aggravare la situazione, sul fronte militare l’Armata Rossa sovietica lanciò un’offensiva contro Narva, un chiaro tentativo di esercitare pressione sulla delegazione russa e indurla a cedere alle richieste estoni. Nonostante le difficoltà e le ostilità, le delegazioni perseverarono nei loro sforzi, consapevoli che la posta in gioco era la pace e l’Indipendenza dell’Estonia.

Nel corso della guerra d’indipendenza estone, Johan Laidoner, nominato comandante delle forze estoni, si distinse nella cruciale battaglia di Narva.

Sotto la sua leadership, il fronte di Narva vide l’impiego di diverse unità: le divisioni estoni, tra cui la 2ª Divisione e la 2ª Divisione di fanteria, vennero affiancate da rinforzi lettoni. Per contrastare l’avanzata nemica, Laidoner schierò anche tre unità di carri armati provenienti dalla divisione Soomus e tre treni corazzati, dimostrando una notevole capacità strategica e un abile utilizzo delle risorse a disposizione. A completare le forze estoni, le unità Swift e Kuperjanov giocarono un ruolo fondamentale nel respingere l’offensiva sovietica. Laidoner, grazie alla sua abilità militare e al coraggio dei suoi uomini, riuscì a fermare l’avanzata sovietica a Narva, ottenendo una vittoria che si rivelò decisiva per l’esito della guerra d’Indipendenza estone.

Dal 29 settembre 1960, il Consiglio europeo ha espresso la propria ferma condanna all’occupazione militare dei Paesi Baltici da parte dell’Unione Sovietica. Una posizione condivisa dall’Estonia, che, dopo aver riacquistato l’indipendenza nel 1991, ha rivendicato il diritto su quei territori, considerati parte integrante della nazione ai sensi dell’articolo 2 della sua Costituzione.

Tuttavia, nonostante le numerose risoluzioni internazionali e le richieste estoni, ad oggi questi territori – tra cui la regione di Petseri – rimangono sotto l’amministrazione della Russia. Una questione irrisolta che rappresenta una ferita aperta nella storia estone e un ostacolo al pieno riconoscimento della sovranità del paese.

Silvia
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